Dedicata ai martiri Concordio e Senzia, ai quali si attribuivano virtù taumaturgiche, la Basilica di San Salvatore è uno dei più interessanti monumenti spoletini dell’antichità.
Il nome attuale lo si ritrova in un documento benedettino dell’815. Con ogni probabilità, un cambiamento è da attribuire all’intervento dei duchi longobardi. Nel Cinquecento sulle pareti interne dell’abside vennero realizzati alcuni affreschi che richiamavano il culto del Crocefisso, da cui derivò la nuova denominazione di Chiesa del Crocefisso. A partire dal Novecento, infine, dopo ingenti lavori di restauro, la Basilica ha ripreso definitivamente l’attuale titolo di San Salvatore.
La chiesa dal 2011 fa parte del patrimonio mondiale dell’UNESCO come parte del sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)”.
Il sito comprende le più importanti testimonianze monumentali longobarde esistenti sul territorio italiano, che si situano dal nord al sud della penisola, laddove si estendevano i domini dei più importanti Ducati Longobardi che formarono quella che è stata definita la prima “nazione” italiana.
La struttura
L’edificio presenta una forte matrice orientale-siriaca sia nella struttura presbiteriale con cappelle laterali chiuse, sia nel gusto decorativo della facciata. Tre navate, con presbiterio tripartito che, nella zona centrale, è coperto da una volta su base ottagonale, modificata nella tipologia a lanternino in epoca post-rinascimentale.
Come da tradizione architettonica orientale-siriaca, ai lati dell’abside si trovano due ambulacri anch’essi absidati, in origine ambienti di servizio per le funzioni liturgiche, e oggi vere e proprie cappelle aperte.
Della decorazione interna non rimangono che stucchi in controfacciata e alcuni elementi dell’apparato pittorico nell’abside. Qui, sul fondo della nicchia centrale, è dipinta una croce gemmata dalle cui braccia pendono delle catenelle con l’A e l’Ω, affiancata da finte riquadrature marmoree racchiudenti clipei, in tutto simile a quella raffigurata tra i due angeli nella cella del Tempietto sul Clitunno.