Risultato di diversi ampliamenti, l’interno della chiesa può essere considerato un repertorio della pittura umbra dei secoli XIV e XV.
Qui fu identificata una serie di dipinti di un artista a cui fu dato il nome convenzionale di “Maestro di Eggi”, attivo nel XV secolo. Qui sono presenti dipinti raffiguranti la Madonna della Quercia.
Madonna della Quercia
La devozione alla Madonna della Quercia nasce a Viterbo intorno al 1467. Cinquanta anni prima Mastro Battista Magnano fece dipingere su una tegola l’immagine della Madonna con il Bambino che appese a una quercia vicino a una strada. Un eremita della zona predicava che nei pressi di quella quercia vi era un tesoro, molta gente prese a scavare senza risultato ma l’eremita indicò loro il tesoro nell’immagine della Madonna.
Un giorno una donna decise di portarsi la tegola a casa ma il giorno dopo la tegola era ritornata miracolosamente al suo posto, nel 1467 tutto il territorio viterbese fu flagellato dalla peste, molti si ricordarono dell’immagine miracolosa dipinta sulla tegola. La implorarono e pochi giorni dopo la peste cessò.
Chi era il Maestro di Eggi?
Bruno Toscano nel 1985 avanzava un’ipotesi sul nome dell’anonimo pittore: “ … il cosiddetto Maestro di Eggi, la cui ‘ditta’ rastrella buona parte delle commesse tra gli anni Trenta e i Cinquanta, è un abile adattatore di tendenze allogene, per intenderci nell’ambito del gotico internazionale, alla tradizione spoletina trecentesca. Mi sembra anzi poco probabile che alla sua intraprendenza e alla fortuna della sua formula sia sfuggita una commissione pubblica così importante come raffrescato della cappella del palazzo Comunale e sono perciò convinto che questo anonimo neo- trecentesco altri non sia che l’Arcangelo di Giovanni cui nel 1445 toccò di eseguire quel lavoro, purtroppo perduto”.
Da non perdere
La Madonna della Quercia, autore anonimo dei primi anni del Cinquecento, dove la Madonna col Bambino appare su una tegola infissa sul tronco di una quercia;
Sant’Elena imperatrice, 1474. La santa è raffigurata con una fazzuola in testa e la corona. Nella stessa mano un arcaico rosario che rimanda alla tradizione delle recluse donne che vivevano in eremitaggio nei pressi della città;
Altro affresco da menzionare è il San Michele Arcangelo opera del maestro di Eggi del 1448. L’Arcangelo è rappresentato come guerriero.