Si tratta della prima fase di un progetto molto più ambizioso, redatto tra il 1909 e il 1911, di collegare la valle spoletana con quella del Tronto. Nel 1912 il governo del Regno di Italia concesse alla Società Subalpina di Imprese Ferroviarie, la costruzione dell’opera e la sua gestione per 70 anni.
La Società Subalpina vedeva in questa opera un buon investimento per lo sviluppo commerciale di quest’area offrendo servizi di trasporto per le tante attività legate al commercio di bestiame, legnami e latticini della zona attraversata dalla linea ferrata.
Il progetto esecutivo, redatto dall’ing. Erwin Thomann, coaudiuvato dall’ing. Paolo Blaser, limitò il tracciato a circa 55 km.
I lavori di realizzazione del tracciato ferroviario iniziarono nel 1913. Ma la ferrovia, anche a causa dei ritardi dovuti allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, fu inaugurata solo il 1° novembre del 1926.
Durante la seconda guerra mondiale il tracciato ferroviario e il materiale rotabile subirono molti danni. Tra il 1952 e il 1955, grazie alla legge 1221, la società subalpina rimodernò tutto il tracciato ferroviario e il parco vetture. La ferrovia fu attiva per altri 13 anni quando fu definitivamente chiusa, nel 1968, dal ministro dei Trasporti e dell’Aviazione Civile, Oscar Luigi Scalfaro.
Da allora il tracciato fu completamente abbandonato fino agli anni Novanta, quando sotto la spinta di nuove iniziative legate all’ambiente, venne riconvertito a tracciato escursionistico.
Il Gottardo Umbro
““Fra le ferrovie di montagna italiane,… la Ferrovia Spoleto-Norcia ha sempre rappresentato, per unanime giudizio non solo italiano, il massi- mo sforzo di tecnica dei tracciati; una specie di piccolo Gottardo Umbro. Forse perché tra le ultime ferrovie ad essere progettate, essa è anche la più ardita e difficile tanto che a nessuno, oggi, potrebbe venire in testa di compiere ex novo uno sforzo simile. Ma tale esempio di tecnica ferroviaria resta come monumento a testimoniare di un momento particolarmente felice nel modo di costruire le “opere d’arte” ferroviarie. E quindi va conservata come nostro patrimonio architettonico e paesistico assieme, appunto perché il paesaggio Centro Appenninico Italiano è caratterizzato da questo continuo rapporto fra natura ed opera dell’uomo”.”.
Giovanni Klaus Koenig
Professore di Storia dell’Architettura contemporanea all’Università di Firenze
(La Nazione, Firenze, 12 agosto 1970)
Il viadotto di Cortaccione
Alto 60 metri e composto di quattro arcate di 25 metri di luce, assieme al viadotto di Caprareccia, rappresenta un piccolo gioiello di ingegneria.
Da qui si godono splendide viste, sia verso monte ove la stretta valle del Cortaccione si insinua tra le pendici boscose dei colli, sia verso la valle spoletina.
La sua costruzione durò circa 3 anni, dal 1914 al 1917.