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Giro dei Condotti

GIRO DEI CONDOTTI

“Nihil jucundius vidi valle mea spoletana”. Fu San Francesco a pronunciare queste parole, che si trovano ancora scolpite sul marmo del belvedere a Monteluco. Poco oltre il Fortilizio dei mulini parte il Giro dei Condotti così chiamato perché segue in parte il tracciato di uno degli acquedotti che arrivano al Ponte.

È una passeggiata, quasi interamente pianeggiante, che fronteggia il colle S. Elia e la Rocca Albornoziana lasciando scoprire uno tra i più bei panorami sulla città, tra eriche, ginepri, elci, bosso, timo, felci, rovi, lentischi, corbezzoli, ciclamini e rose selvatiche.

Nel primo tratto del percorso si può vedere dall’alto l’Eremo di San Leonardo, costruito in un anfratto dello sperone roccioso con un’ampia grotta eremitica, ricordato negli Statuti del 1296. Costituiva il limite settentrionale dell’insediamento eremitico del Monteluco.

Il Ducato di Spoleto

La nascita del Ducato di Spoleto si fa risalire al 571, alle imprese di Faroaldo I, un ufficiale longobardo a capo della guarnigione che presidiava i territori dell’Italia centrale. I Longobardi (popolazione proveniente della pianura della Pannonia in Ungheria) si stabilirono in Italia nel 568.

Insieme a quello di Benevento costituiva la Langobardia Minor e comprendeva inizialmente parti delle odierne regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria; contava dieci gastaldati: Rieti, Marsi (Avezzano), Forcona (L’Aquila), Valva (Sulmona), Penne, Spoleto, Nocera Umbra, Norcia, Ascoli Piceno, Camerino.

Largamente indipendente fino al 729, quando fu sottomesso al re longobardo Liutprando, sopravvisse a lungo dopo la caduta del regno (774) e passò prima sotto il controllo dei Franchi e poi della nobiltà pontificia finché, nel 1198, entrò a far parte dello Stato Pontificio, anche se mantenne la sua autonomia amministrativa. I duchi di Spoleto Guido II e suo figlio Lamberto I ricoprirono negli anni 889-898 il ruolo di re d’Italia e di sacro romano imperatore.

Da non perdere

Santa Elisabetta
A metà del sentiero una diramazione a sinistra consente di arrivare all’ex chiesa di S. Elisabetta e il piccolo monastero (XIII sec.), utilizzato come casa colonica e ora in rovina.

Ponte Sanguineto
Deve il suo nome all’albero da frutto il corniolo che a Spoleto è chiamato ‘sanguinella’ o “sanguinetta”. È lungo 27,80 metri ad unico arco ribassato i cui sostegni poggiano sulle pareti della gola del fosso della Valcieca.

Santa Maria inter Angelos, detto anche delle Palazze.
Edifici duecenteschi già abitati da monache clarisse, con alcuni affreschi (ora asportati) della fine del ‘200, opera di un pittore umbro detto appunto Maestro delle Palazze. Oggi ristrutturato come agriturismo.

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