Palazzo del Capitano del Popolo
L’edificio che fa angolo sul lato a monte della piazza è il Palazzo del Capitano del Popolo. Nel 1275 il Comune acquistò alcune case accanto alla Torre del Popolo per costruire una nuova sede per la magistratura del Capitano.
Nel 1282 la costruzione era già ultimata e il Capitano Guido de’ Rossi da Firenze fece murare il proprio stemma tra due scudi con la croce simbolo del Comune. Nel 1926 il palazzo fu oggetto di un radicale restauro neotrecentesco su disegno dell’architetto Ruggero Antonelli (Perugia 1888-1974).
Gli ambienti a pianoterra sono decorati da dipinti di Adalberto Migliorati (Roma 1902 – Perugia 1953) con rappresentazioni di mestieri medievali.
(FONTE: VisitAssisi)
Il cuore delle istituzioni
Il palazzo del Capitano del Popolo fa parte di una serie di edifici pubblici, da sempre cuore delle istituzioni comunali che qui hanno origine dalla fine del XII secolo. Seguendo i palazzi si possono comprendere le istituzioni che guidavano il comune.
L’assemblea che si svolgeva nel palazzo del Popolo, la magistratura che viveva nel palazzo dei Priori.
Tutti questi edifici sono stati oggetto di restauro nel 1926 che ne hanno cambiato la situazione originaria secondo il criterio dei restauri storicisti dell’epoca dove l’epoca comunale doveva essere ben rappresentativa dell’unità popolare e identitaria della nazione.
Un crogiolo di forme culturali e di linguaggi
“Il flusso di uomini, di capitali, di intelligenze, di esperienze che si convoglia verso il maggior centro del francescanesimo, decreta la fortuna di questo spazio, lo trasforma in un crogiolo di forme culturali e di linguaggi, e fa sì che nella piccola cittadina umbra, che ha assunto il ruolo di uno dei massimi centri della cristianità, si crei un nuovo modo di rappresentarsi dell’uomo alla natura e all’arte, cultura che da Assisi rimbalza rapidamente all’esterno, diffondendosi rapidamente su gran parte del continente europeo”.
( Alberto Grohmann, Vita economica e sociale, in Assisi anno 1300, a cura di Stefano Brufani e Enrico Menestò, Assisi 2002, p. 52 )
