Fu Girolamo Fabri a ordinarne la costruzione alla fine del Cinquecento, “per sollievo della sua vecchiaia, a gioia dei posteri e del paese, con ampia vista sulla amena valle spoletana, in vicinanza della Città di Trevi, circondata da ogni parte da grandi alberi e ridente giardino“.
Fu terminata nel 1603, e nel corso dei secoli subì diversi passaggi di proprietà. Lo storico Durastante Natalucci, trevano, già dal 1745, la diceva “vagamente dipinta nelle volte delle sue stanze da finissima mano creduta da alcuni del Zuccari e del Baroccio, da altri del Salimbene“. Nel 1891 Monsignor Giuseppe Giovanni Hais, Vescovo di Hradec Kralove, l’acquistò per il Collegio Boemo in Roma, e l’ampliò con la costruzione dell’ala destra.
Dagli anni Quaranta del Novecento fino al 1988 ospitò, nel periodo estivo, il Pontificio Collegio Etiopico, fu poi venduta a privati e da questi è passata al Comune di Trevi.
Il palazzo prende forma nel corpo principale e nell’ala aggiunta dai boemi.
Il piano nobile è riconoscibile dai tre arconi centrali e dalle finestre a edicola. Le facciate sono decorate da graffiti che rappresentano figure di angeli e santi boemi e, sul lato nord, da alcune città della Boemia. Tali decorazioni risalgono al periodo tra il 1912 ed il 1914 e sono opera di B. Cila e dell’abate benedettino Pantaleo Mayor.
Scendendo al piano seminterrato si può ammirare la cappella, anch’essa opera del Cila e dell’abate Pantaleo Mayor. La cappella è preziosa anche in virtù del fatto che rappresenta un interessante e pressoché unico esempio italiano della scuola del Beuron, movimento artistico tedesco sviluppatosi nella metà del XIX secolo ed ispirato a modelli pittorici egizi, greci, romani e bizantini.
Da sud-est si può ammirare la facciata più suggestiva e imponente del complesso con, in particolare, la doppia scalinata in pietra tra il secondo e il terzo livello di grande valore estetico per via del ninfeo a tre nicchioni, quello centrale impreziosito da due telamoni lapidei le cui teste barbute sorreggono l’architrave del pianerottolo. Le essenze arboree maggiormente presenti nel parco sono tigli disposti in ordine sparso, cipressi a filari, lecci.
Trevi per Montaigne
Il filosofo francese Montaigne nel 1581, nel suo viaggio da Roma a Loreto giunto in prossimità di Trevi scrive “Fatto sta che è una città costruita su un alto monte, e da un lato si stende lungo le pendici fino a mezza costa; è una posizione amenissima, su quella montagna, carica tutt’intorno d’olivi”
(M. de Montaigne, Viaggio in Italia, Laterza, Roma-Bari 1991, p. 221)
Rete Europea dei Giardini
La Villa, oggi è affiliata alla Rete Europea dei Giardini (European Gardens Heritage Network – Eghn)
E’ sede della Rete regionale Ville, Parchi e Giardini e dell’Osservatorio per la biodiversità e il paesaggio rurale.
L’attuale sistemazione è frutto dell’intervento curato dal Comune di Trevi.